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Preoccupazioni per lo stato di salute di Banca di San Marino

Il comunicato stampa che Livio Bacciocchi ha diffuso nei giorni scorsi ha fatto suonare un campanello d’allarme sullo stato di salute di un altro istituto di credito sammarinese: la Banca di San Marino.

L’Avv. Bacciocchi ha evidenziato alcuni elementi che denotano difficoltà crescenti della storica banca con sede a Faetano.

A destare preoccupazione è anzitutto la volontà della Fondazione di cedere parte del suo pacchetto azionario, per non parlare del finanziamento che Banca Agricola Commerciale ha erogato all’inizio dello scorso anno a fronte dell’iscrizione di pegno sulle azioni. Non meno significativa è l’iscrizione di ipoteca sulla sede della Fondazione. Si tratta, a ben vedere, di segnali molto chiari «delle difficoltà di liquidità in cui versa Banca di San Marino».

A rivelare le cattive condizioni in cui versa la banca non sono solo queste misure, per quanto preoccupanti, volte a reperire liquidità anche a costo di vendere parte delle azioni, darne in pegno altre e ipotecare la storica sede della Fondazione.

Preoccupa anche il nuovo corso di Banca di San Marino. E’ cambiata l’identità della stessa banca che, da alcuni anni, ha rinunciato ad essere «il punto di riferimento per le esigenze finanziarie del Paese», com’era stata fino a quindici anni fa. «Banca di San Marino si è allontanata dalla gente, dai problemi reali, dal dialogo con i cittadini/clienti».

Come se non bastasse, sul nuovo corso di Banca di San Marino pesano gli interessi di cui sono portatrici alcune lobby a scapito dell’interesse della Banca stessa e del Paese. «D’altra parte ‒ evidenzia l’Avv. Livio Bacciocchi ‒ gli evidenti conflitti di interesse fra presidenza della Banca e studi professionali che la rappresentano, non possono che generare svantaggi per la Banca stessa».

Insomma sembra che la Banca di San Marino si sia consegnata ad una lobby, che grazie a propri addentellati interni e a professionisti esterni, ne controlla l’azione a proprio vantaggio con pesanti conseguenze sia in termini economici (con una moltiplicazione del contenzioso giudiziale che «rappresenta un costo annuale spropositato») che d’immagine.

Chiusa in sé stessa, la Banca di San Marino ha perso la propria identità e la concreta disponibilità al dialogo, al confronto, perché ogni composizione amichevole renderebbe inutile quello «scontro giudiziario che arricchisce solo qualcuno, e non certo la banca».

TE

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