Quel dubbio finale di Gramellini sul povero gatto del Segretario di Stato

SPARARE AI GATTI
Certe persone si sottovalutano. Prendiamo Antonio Tiberi, giovane e talentuoso ciclista italiano con residenza a San Marino per ragioni sentimentali (adora la snellezza delle loro cartelle fiscali). Dopo avere steso un gatto di passaggio con il suo fucile ad aria compressa, ha detto che mai e poi mai avrebbe immaginato che un proiettile potesse combinare simili sconquassi.
Con ciò insultando la sua intelligenza, perché un ragazzo che a vent’anni è già sufficientemente astuto da trasferirsi a San Marino per pagare meno tasse non può diventare all’improvviso così ottuso da ignorare che un fucile non spara petali di rosa.
Avrebbe potuto dire che il colpo gli era scappato. Invece ha ammesso di aver voluto mirare al gatto per testare l’efficienza dell’arma, però senza alcuna intenzione di fargli del male. Evidentemente era convinto di procurargli solo un po’ di solletico o al massimo un’irritazione cutanea.
Voi quale punizione gli infliggereste, a parte la multa da 4.000 euro, spiccioli per lui?
Io sposo in pieno la linea «cattivista» del ministro del Turismo sanmarinese, che intende far togliere la residenza al pistolero, così da riconsegnarlo al fisco italiano: in fondo è un modo per colpire Tiberi nei suoi affetti più cari.
Mi resta un’ultima curiosità. Il destino ha voluto che il gatto ucciso fosse proprio quello del ministro. Costui si sarebbe rivelato altrettanto inflessibile, se si fosse trattato del gatto di un suo concittadino?
di Massimo Gramellini
dal Corriere della Sera del 1 marzo 2023