Ambiente

Perché in Italia ci sono così tante automobili per persona

’Italia è un Paese di santi, navigatori, poeti e automobilisti. Almeno stando alle classifiche sul possesso di auto, che vedono il nostro Paese nelle prime posizioni, dietro solo al Lussemburgo. Secondo i dati più recenti qui vi sono 670 veicoli ogni 1000 abitanti, in rialzo rispetto ai 619 del 2010, i 572 del 2000, i 483 del 1990.  A contenderci il primato oggi è la Polonia, con 664, mentre in passato erano stati gli svedesi e i tedeschi. Mentre agli ultimi posti per numero di vetture in circolazione ci sono i rumeni, tra i più poveri dell’Est Europa.

Dati Eurostat

Tuttavia, come la posizione della Polonia rende evidente, le ragioni di questi numeri non sono solo economiche, vi sono anche motivi geografici e sociali. L’Italia presenta una distribuzione della popolazione piuttosto decentrata, non abbiamo megalopoli come Londra e Parigi che da sole, contando i sobborghi, contengono il 20 per cento degli abitanti di tutto il Paese.

Il 46,7 per cento degli italiani vive in comuni con meno di ventimila abitanti. È un dato che spesso molti dimenticano, non da ultimo, per esempio, gli analisti politici, quando tendono a leggere i trend dall’andamento delle elezioni dei capoluoghi e delle grandi città. A essere multicentrica è anche la Germania, dove tra l’altro il reddito disponibile è più alto e la cultura automobilistica certo non manca.

Il primato italiano si può spiegare anche con la cultura più individualistica nel nostro Paese, o forse ad avere un peso decisivo è la carenza di mezzi pubblici. L’incapacità di Governo centrale, regioni e comuni di stare al passo con l’aumento della domanda di mobilità viene supplita dalle auto.  Anche così si comprende come nella classifica per densità di automobili a scendere nel tempo siano stati Paesi del Nord come Svezia (dal quarto posto del 1990 al 21esimo del 2020) e Paesi Bassi (dal decimo al 20esimo), o anche la Spagna e la Francia, seppur in modo meno vistoso.

Al contrario, ha scalato le posizioni la Polonia, dove non si è ancora diffusa una cultura dell’uso del bus, del tram, della metropolitana analoga a quella di altre aree europee.

Dati Eurostat

Di fronte a questi dati appare poco credibile lamentare una sorta di guerra alle auto, come sostengono alcuni riferendosi a nuovi provvedimenti per limitare il traffico su ruota e incentivare l’utilizzo di mezzi più puliti. Da ultimi, quelli sul limite di 30 km all’ora, che il Comune di Milano introdurrà dal 2024 e che già esiste in altre città, come Londra e Barcellona. 

In nessun altro angolo d’Europa si muore come da noi proprio sulle strade urbane. Sono state 1.331 le vittime nel 2019, prima del Covid. Naturalmente se il calcolo fosse effettuato in proporzione agli abitanti risulterebbero ai primi posti alcuni Paesi dell’Est, ma certamente continueremmo a superare, e non di poco, i nostri vicini occidentali, come i francesi, i tedeschi, gli spagnoli, ecc.

Dati Eurostat, 2019

Per fortuna nel tempo i decessi per incidente sono calati, grazie a migliori misure di sicurezza e al progresso della medicina. L’Italia continua a primeggiare nel numero di vittime sulle arterie cittadine, al contrario di quanto è accaduto per i morti sulle altre strade, dove siamo superati da Francia e Germania.

Dati Eurostat

A differenza di quanto accade altrove, per esempio a Est, nel nostro Paese muoiono relativamente pochi pedoni. Questi sono il 16,8 per cento delle vittime di incidente. Sette su dieci, infatti, sono guidatori di auto.

Dati Eurostat, 2019

La quota di pedoni tra le vittime dovrebbe essere ancora più bassa, come è in quasi tutta l’Europa Occidentale, visto che gli italiani si muovono a piedi meno di altri, ma in realtà forse è proprio l’intenso utilizzo dell’auto anche in città che uccide chi cammina. Dato rilevante, poi, nel nostro Paese è alta anche la percentuale di ciclisti e, soprattutto, motociclisti, tra le vittime.

Secondo l’Istat più dell’80 per cento dei morti in moto o in bici ha subito uno scontro con un veicolo. E questo ci dimostra due cose. Primo la relazione tra gli italiani e la propria macchina rimane intensissima, quasi morbosa. Anche secondo alcuni siamo di fronte a un ostracismo verso questo mezzo vista la presenza di Zone a traffico limitato o i sacrosanti limiti di velocità. Secondo, è necessario investire per potenziare le reti di mezzi pubblici a livello italiano ed europeo.

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Fonte:https://www.linkiesta.it/, Pubblicato il:

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