Le venti cose migliori assaggiate quest’anno

Rileggendo i “best of” del 2021 ci lamentavamo del poco movimento: il 2022 deve averci sentito bene, e di movimento ce n’è stato fin troppo. Siamo tornati a percorrere la penisola e a fare scoperte enogastronomiche in giro per città, montagne, laghi e mari. È stato un anno itinerante, ricco e pieno di belle storie da raccontare. Ma alla fine, cerchiamo di guardarci indietro e di recuperare la memoria sulle esperienze più significative dell’anno, e proviamo a metterle in fila, per fare un riassunto ragionato e soprattutto per capire com’è andata. Se il 2023 sarà movimentato anche solo quanto il 2022, ne mangeremo delle buone!
Il viaggio nel mondo stando fermi al tavolo del Piazza Duomo, ad Alba. Enrico Crippa rimane un fuoriclasse in grado di regalare stupore e concretezza, gusto e riflessione. Accostiamo questa grande esperienza alla piacevolezza e alla leggerezza felice della cena da Trattoria Contemporanea: realtà giovanissima nella piccola Lomazzo, dove un gruppo di poco più che ventenni sta rivoluzionando il concetto stesso di accoglienza con freschezza, garbo e un tocco di piacevole follia. Divertente, da provare. E la cena magistrale da Oro, al meraviglioso Hotel Cipriani di Venezia: un prezioso concentrato di bontà, bellezza, raffinatezza e idee.
Il viaggio dalla cantina alla miniera dove riposa il vino di Tramin, con la guida straordinaria di Gabriele Gorelli, uno dei grandi protagonisti dell’Italia del vino che sa rendere ogni degustazione una poesia, comprensibile a tutti ma allo stesso tempo ricca e pregnante. Se ne avete l’occasione, non perdetevi le sue magnifiche parole sul vino. L’incontro con due grandi donne del vino, che mi hanno aperto le loro vite e raccontato la loro storia. Francesca Vajra, splendida rappresentante di una grande famiglia del vino piemontese, che con eleganza e padronanza ci ha accompagnati nella storia della sua famiglia e del Barolo. E Roberta Bianchi, anima e braccio di Villa Franciacorta, che con la sua grazia e la sua determinazione mi ha fatto scoprire quanto la generosità passi anche da un calice di vino.
È stato anche un anno pieno di cocktail: la scoperta della mixology mi ha sedotta, e di sicuro in questa nuova passione c’è lo zampino di Chiara Buzzi, e i festeggiamenti per i vent’anni di uno dei cocktail bar più in voga di Milano. Ma ci sono anche i Martini del Four Seasons, preparati con maestria da Luca Angeli, e le proposte creative di Ambrogio Ferraro di Bar is the name, anche lui giovanissimo professionista che sta dicendo la sua con grande determinazione, in un luogo non propriamente facile.
Il fritto croccante da Juri a Varazze, da mangiare appollaiati sugli sgabelli appena fuori dal locale, in una vietta ligure che potrebbe essere disegnata tanto è tipica.
Il piatto indimenticabile è stato preparato da Marco Ambrosino, nel suo ex ristorante milanese, lasciato per tornare nella sua amata Campania, dove lo aspettano soddisfazioni e nuove avventure. A noi continua a mancare enormemente e speriamo di poterlo ritrovare prestissimo in cucina. Lo dobbiamo ringraziare anche per averci fatto da preziosa guida alla scoperta della bellezza decadente e potentissima della sua Procida, con il pranzo a Cala cala e la cena al porto, alla Medusa: le verdure e il pesce come solo contadini e pescatori possono proporre. Sapore al potere. Ci ha anche preparato un piatto all’impronta, e quella sera rimane uno dei più bei ricordi di quest’anno appena trascorso.
Per parlare di vini, arriviamo alla soave piacevolezza delle bollicine di Jean Vesselle: scoprirle e innamorarsene è stato un tutt’uno. Va bene anche il dosage zéro di Eric Rodez, o il Renaissance di Vadin-Plateau scoperto in uno dei posti che forse ho frequentato e amato di più quest’anno. Il luogo-coccola dove andare quando si ha voglia di rassicurazione, di stare bene, di essere piacevolmente sorpresi senza però essere costretti a ragionare sui concetti. Si chiama La Sala Bistrot, ed è guidato da un meraviglioso professionista in grado di accogliere, spiegare, far appassionare e guidare, con una grazia e un’eleganza innate, senza mai prendersi troppo sul serio. Si chiama Carlo Maldotti, e speriamo che lo possiate conoscere in tanti: ne rimarrete sedotti.
Alain Locatelli e la sua sfoglia meravigliosa: pain au chocolat, nodo al caramello, Kouign-amann. E poi, i panettoni, tutti: li ho amati, criticati, capiti, apprezzati, mangiati. Li adoro, è definitivo.
Lo stupefacente menu degustazione di Francesco Apreda all’Idylio che prende spunto dal mondo per tornare a Roma e il menu anniversario di Claudio Liu che ripercorre i 15 anni del magnifico Iyo a Milano. Percorsi che aprono il cuore, toccano il palato e lo fanno gioire a ogni boccone.
La degustazione di formaggi alla tavola di Philippe Léveillée: un capolavoro, non c’è altra parola per spiegare questo tripudio di bontà. Seguito da gelato alla crema e cannoncini, e preceduti da piatti di struttura e complessità, ma che rimangono di pura piacevolezza, senza fronzoli e con tanta sostanza, in un binomio italo-francese che celebra il meglio delle due esperienze gastronomiche.
La pizza più leggera, soave, buona, ben condita e ben servita da Francesco Vidone, patron di Aldo e Maria, ad Alzano Lombardo: da andarci apposta, tanto la soddisfazione è inattesa. E già che siete in zona, il menu del Colmetto, nuova stella verde di Franciacorta dove il metro zero porta in tavola delizie arricchite da ricordi. Andate a trovare le caprette nella stalla, e fate scorta di formaggi nel caseificio annesso, per ricordarvi anche a casa di questa delizia.
Mi ha sedotta la degustazione vini condotta da Egidio Giovannini da Mu dim sum, in accompagnamento ai tre servizi dell’anatra alla pechinese: savoir faire, competenza, e quel tocco di pazzia negli abbinamenti che ci permette di conoscere e comprendere quanto il mondo del vino sia complesso ma anche divertente.
E poi c’è il Lido84. Ma quello è amore, e quindi è un’altra storia.
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