BCSM e politica vogliono liberarsi della Presidente Tomasetti, sempre più isolata e ormai accerchiata

La lettera di dimissioni del consigliere di BCSM Volpinari è stata il pretesto istituzionale per permettere alla politica di mettere in discussione la Presidente di Banca Centrale. A leggere la lettera di dimissioni non si intravede altro obiettivo. Le motivazioni addotte dal dimissionario sono tanto importanti quanto ovvie. Sono anni che si discute dell’inadeguatezza di Banca Centrale la cui storia, guardata in retrospettiva, appare una carrellata di fallimenti, di crisi bancarie, di raccolta sempre più ridotta, di isolamento e marginalizzazione internazionale. Insomma l’istituzione e l’operatività di Banca Centrale hanno coinciso con il declino del sistema bancario sammarinese. A nulla sono valsi i professionisti pagati milioni di euro. All’aumento dei costi per il personale e all’elefantismo della struttura corrisponde un’inefficienza e un’ineffettività dell’azione di controllo che non ha eguali in nessun’altra autorità di vigilanza.
Ma torniamo alle dimissioni del Dott. Giacomo Volpinari. Dicevamo che non c’è nulla di nuovo in quella lettera. Anzi l’ambiguità di certi passaggi sembra fatta apposta per consentire letture e interpretazioni contrapposte. È addirittura scontato affermare che ci debba essere un equilibrio fra i poteri dello Stato. Il tema meriterebbe una lunga riflessione, ma evocare il concetto e liquidarlo in poche parole, sembra un modo per bruciare l’argomento piuttosto che affrontare il problema di un’autorità di vigilanza onnipotente, priva di controlli esterni, e con una tale autonomia da sfociare nell’autoreferenzialità.
Il dimissionario nulla dice delle cause e degli effetti di questo squilibrio di poteri. E il richiamo a principi generali sembra l’espediente dialettico per gettare dubbi, non meglio specificati, sulla figura apicale di BCSM.
Non è difficile ravvisare dietro queste dimissioni scritte una precisa strategia per ufficializzare ciò che noi andiamo scrivendo da tempo: la sostituzione della Presidente Tomasetti con persone di fiducia del Direttore Generale.
Tutto molto prevedibile ed anzi previsto. La Tomasetti ha fatto il suo tempo. Era stata la determinatezza di Catia Tomasetti ad assicurare il reintegro del Dott. Andrea Vivoli, dopo le vicissitudini giudiziarie di quest’ultimo. Catia Tomasetti ha deciso di consegnare il ruolo di Direttore Generale al Dott. Vivoli. Adesso che Tomasetti ha eseguito i suoi compiti, è giunto il tempo di lasciare la presidenza a qualcuno che sappia essere meno ingombrante e più accomodante. Non è un mistero che i successori della Tomasetti dovranno innanzitutto avere il gradimento del dott. Vivoli. Il Direttore Generale gode dell’appoggio interno della struttura e di quello esterno della politica. Ecco perché i candidati alla successione sono il Professor Vento e il Dott. Jelpo. Entrambi ottimi professionisti che godono del sostegno del nuovo Direttore Generale.
A segnare il destino di Catia Tomasetti sono state anche le posizioni rigide assunte a tutela di BCSM nella questione relativa all’accordo economico con Asset Banca. La fermezza della Presidente ha fatto definitivamente saltare gli equilibri in via del Voltone. Dalle intercettazioni dei vecchi vertici della BCSM pubblicate nell’ambito del procedimento 500 emerge che, già all’indomani dell’allontanamento di Vivoli dalla vigilanza di BCSM per una complessa vicenda riguardante l’omessa segnalazione di flussi miliardari che sarebbero dovuti transitare in Asset Banca (vicenda per la quale venne assolto), lo stesso Vivoli si recava quotidianamente in Asset Banca, presso la quale Banca Centrale aveva in corso un’ispezione. Di lì a breve Vivoli assunse un incarico di consulenza a favore della stessa Asset Banca. Il legame e i trascorsi di Andrea Vivoli con Asset Banca e con Stefano Ercolani spiegano il diverso atteggiamento assunto dal Presidente e dal Direttore Generale rispetto alle pretese che Asset Banca avanza verso Banca Centrale.
Oggi la Tomasetti rappresenta un ostacolo a quel ritorno al passato agognato da una parte della politica e da una parte della struttura di Banca Centrale. È vero che la Tomasetti è stata abilmente blindata, ma questo non basta. Ora bisogna impedirle di reagire. Dopo il siluramento di Giuseppe Ucci, le figure autenticamente vicine alla Presidente sono rimaste poche e di scarso rilievo. Inoltre Catia Tomasetti è da tempo sovraesposta per via dei procedimenti giudiziari da lei promossi e di quelli che l’hanno vista protagonista. Non è un caso che i difensori di Catia Tomasetti siano fedelissimi di Andrea Vivoli o fedelissimi di Rete.
Insomma il cerchio magico di cui, consapevole o no, si è circondata la Presidente rischia di diventare sempre più soffocante.
In questo contesto la lettera di dimissioni serve a lanciare messaggi al Consiglio Grande e Generale e a Catia Tomasetti. E i messaggi sono arrivati, tant’è che nell’ultimo dibattito consigliare le forze politiche hanno concordato sulla necessità di trovare la più ampia condivisione sul nome del prossimo Presidente.
Game over.
TE