Io speriamo che me la cavo”. Il Segretario Lonfernini alle prese con gli aumenti di luce e gas

“Sarà premura dell’Autorità deliberare quanto prima, ma con i tempi necessari a definire al meglio ogni propria decisione, essendo consapevole dell’incertezza sul tema, nel paese, anche a causa di numeri e percentuali che sono circolati, e che non avevano ragione di essere”.
Così si chiude il comunicato dell’Autorità di Regolazione per i Servizi Pubblici e l’Energia che, nel rivendicare la propria autonomia tanto dall’AASS quanto dal Congresso di Stato, ha puntato il dito contro il Segretario Lonfernini. Le ultime esternazioni ne hanno dimostrato l’incapacità di affrontare problemi che toccano da vicino i bisogni fondamentali di famiglie e imprese. Il Segretario ha letteralmente dato i numeri, calcolando gli aumenti delle bollette di luce e gas in modo del tutto incoerente e sconclusionato. Queste esternazioni hanno fatto montare la protesta di cittadini e sindacati, destando preoccupazione anche nella maggioranza di governo.
Dopo le pesanti critiche arrivate da ogni fronte, tutto è stato congelato, ma resta il problema di cosa e come fare. Da un lato ci sono le esigenze di bilancio dell’Azienda dei Servizi e, dall’altro, la necessità e l’urgenza di calmierare i costo dell’energia per evitare le ricadute su famiglie e imprese. Senza i giusti contrappesi si potrebbe determinare un effetto domino che, attraverso la spirale inflazionistica e l’aumento del costo dei beni essenziali, condurrebbe a una temibile recessione.
Le previsioni ottimistiche sull’andamento dell’economia sammarinese espresse dal governo in occasione della visita del Fondo Monetario rischiano di crollare in un colpo solo. La diminuzione del potere d’acquisto dei cittadini, i cui stipendi sono bloccati da anni, costituisce un freno per l’economia che, insieme all’aumento del costo del denaro, potrebbe addirittura regredire più velocemente di quanto sia progredita nell’ultimo anno.
In questo contesto, serve capacità politica, ponderazione e lungimiranza. Il contrario di ciò a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane. I proclami sui social e le conferenze stampa improvvisate sono ormai la cifra di un governo che, dopo la corsa a tappe forzate per approvare leggi capaci di soddisfare gli interessi dei grandi manovratori, dopo due anni dall’inizio legislatura, si trova senza una bussola.
I Segretari, semplicemente, tirano a campare. Anziché decidere, delegano le decisioni agli apparati che dovrebbero sottostare e non sovrastare la Segreteria. È così che le esigenze di cassa dell’Azienda hanno preso il sopravvento rispetto all’interesse del Paese. Il Segretario ha pensato bene di parteggiare per l’azienda, mettendosi contro i cittadini che, stavolta, hanno fatto sentire la loro voce, immediatamente raccolta da sindacati e associazioni di categoria.
Il risultato di questa macroscopica incapacità di governo è che, oltre ad averci rifilato numeri e percentuali calcolati secondo criteri imperscrutabili, il Segretario non è stato neppure capace di ottenere dall’AASS un bilancio di previsione di fine anno e del prossimo anno. Per allocare, gestire e monitorare le entrate e le spese per l’energia è necessario, anzitutto, capire se i problemi di bilancio dell’Azienda erano inevitabili, perché interamente dovuti all’aumento dei prezzi, oppure se potevano essere mitigati con una migliore gestione aziendale. Eventuali problemi gestionali dovranno essere risolti attraverso un pronto intervento sul management e non addossandone gli effetti sugli utenti.
Ma c’è un’altra questione su cui riflettere. Se son vere le rassicurazioni fornite dal Segretario Gatti poco più di un mese fa, il bilancio dello Stato sarebbe addirittura in utile. In tal caso l’attivo di bilancio potrebbe essere impiegato per attutire l’effetto degli aumenti dell’energia almeno per le famiglie.
Occorre poi attuare una politica differenziata per le aziende. Se è vero che le imprese, a differenza delle famiglie, possono dedurre i costi per l’energia con un conseguente risparmio d’imposta, è altrettanto vero che, per le piccole aziende, i costi dell’energia rischiano di assorbire da subito tutti i guadagni con pericolo di immediata cessazione dell’attività. Altro discorso si deve fare per le imprese energivore, per le quali motivi etici e ambientali impongono di astenersi da ogni misura premiale. Resta aperta la questione relativa alle imprese, solitamente strutturate, i cui bilanci non risentono in maniera significativa del costo dell’energia.
La decisione, siccome coinvolge tutta la collettività, deve essere assunta dall’intero governo e deve essere condivisa all’interno, quanto meno, della maggioranza che sostiene l’esecutivo.
Cosi fa la politica. Non è tollerabile che un Segretario si metta a giocare con il gas e con la luce. L’incidente è dietro l’angolo. Non si sprecano solo risorse, c’è il rischio che salti tutto all’aria.
TE