Il Governo è rimasto impigliato nella stessa trappola che ha organizzato per incastrare gli ex correntisti di BancaCIS.
L'incompetenza politica produce 10,5 milioni di problemi. Dopo le vanterie e gli sproloqui di certi consiglieri emerge l'inadeguatezza della legge sulle risoluzioni bancarie e di chi l'ha attuata

Chi per avventura nella giornata di ieri si fosse messo ad ascoltare la diretta radio del Consiglio Grande e Generale sarebbe stato sorpreso di come i consiglieri riescano a parlare per ore senza neppure capire quale sia l’oggetto del dibattito e senza neppure conoscere l’esistenza di leggi che loro stessi hanno approvato. A sentire certi discorsi si rimane interdetti. Precisiamo che fortunatamente non tutti i consiglieri sono così loquacemente eccessivi, ma, ahinoi, una larga maggioranza ha problemi irrisolti con lingua italiana e con la comprensione dei testi scritti. Non solo vengono pronunciate frasi prive di ogni concordanza logica e sintattica, ma i consiglieri prendono la parola per parlare di temi che ignorano e si interrogano, oziosamente, sull’esistenza e sul significato di leggi che hanno votato non più di due anni fa.
A innescare la miccia è stato il Segretario Gattiche, con fare tra il sornione e il faceto, ha chiesto di stanziare di 10,5 milioni di euro per la mancata confisca di soldi sequestrati presso BancaCIS. Quella somma, secondo quanto riferito dal Segretario Gatti, era dovuta a un sequestro già eseguito al momento della risoluzione della banca. Per effetto della risoluzione, tuttavia, quelle somme sono state convertite in obbligazioni e poi in titoli di debito pubblico. Subito il Segretario si è precipitato a dire che non si sa bene come sia potuta succedere una cosa del genere né si sa di chi sia la colpa.
In ogni caso, il risultato di quel pateracchio è che lo Stato, anziché incamerare i 10.5 milioni di euro confiscati, si è trovato in mano, guarda caso, proprio quei titoli di stato decennali che il buon Segretario Gatti ha rifilato ai correntisti ex BancaCIS. I risparmi dei clienti CIS si sono trasformati in carta straccia e identica sorte hanno avuto i soldi sequestrati.
Verrebbe da dire: chi di spada ferisce, di spada ferisce. Il Governo è rimasto impigliato nella stessa trappola che ha organizzato per incastrare gli ex correntisti di BancaCIS.
Riassumendo: l’autorità giudiziaria ha sequestrato 10,5 milioni di euro su conti accesi presso BancaCIS, al momento della risoluzione i soldi sequestrati sono stati trasformati in obbligazioni e successivamente in titoli di debito pubblico. Il risultato è che lo Stato, al momento della confisca, si è ritrovato in mano dei titoli (quello emessi dallo Stato stesso) che valgono così poco da costringerlo a stanziare immediatamente 10,5 milioni di euro per coprire, con una partita di giro, l’ammanco provocato proprio dalla risoluzione decisa dal Governo e da Banca Centrale.
Qui c’è poco da capire. Il Segretario Gattiè stato ambiguo e elusivo quanto basta per allontanare da sé le responsabilità, ma sa benissimo come sono andati i fatti e che i responsabili del “pastrocchio” vanno individuati tra gli amici o tra gli amici degli amici.
Evidentemente qualcuno, al momento della approvazione della legge sulla risoluzione, avrebbe dovuto chiedersi che fine avrebbero fatto i sequestri. Senza una norma che prevedesse una sorte diversa da quella riservata a tutti gli altri depositi, era del tutto ovvio che sarebbero stati convertiti in obbligazioni e poi in titoli di debito pubblico.
Quest’ultima conversionenon è piovuta dal cielo, ma è stata voluta e disposta proprio dal Segretario di Stato alle finanze pochi mesi fa.
Straccarsi le vesti e sostenere che i soldi confiscati hanno fatto la stessa fine dei titoli ISS vuol dire non aver capito proprio niente. Il Consigliere Emanuele Santi non dovrebbe guardare molto lontano dal suo scranno per trovare il colpevole.
Il più spregiudicatoè stato l’intervento del Consigliere Gerardo Giovagnoli. Il poverino ha parlato di un ennesimo colpo di coda di una banca che ha riservato tanti exploit negativi. Molto comodo dare la colpa a BancaCIS. Anche un bambino capirebbe che il pastrocchio da 10,5 milioni di euro l’ha provocato la risoluzione e non la vecchia gestione.La colpa della ripulitura del bilancio è dovuta alla scellerata conversione dei depositi in titoli di debito pubblico decisa dal Segretario Gatti. Lo capirebbe anche un bambino dicevamo. Il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche, però, non riesce a distinguere le mele dalle pere e si lancia in considerazioni insensate, pur di dire qualcosa.
Ma veniamo al punto cruciale. Secondo voi il Consiglio Grande e Generale ha finalmente capito come evitare il ripetersi di questi errori?Neanche per sogno. Con tutto questo clamore dei soldi confiscati che lo stato non è riuscito a incamerare, ci saremmo aspettati che venisse subito messo in atto un piano di emergenza. Invece no. Il Consiglio ha pensato bene di concedere alle banche un termine di ben 6 mesi per trasferiretutte le sommesequestrate alla Banca Centrale. Un termine così lungo non trova spiegazioni difronte alle gravi conseguenze che sono state lamentate in Consiglio. La concessione di quel termine, però, è molto indicativo dello stato di salute del sistema bancario. Per effetto della crisi di liquidità ancora in essere da ormai 15 anni, le banche sammarinesi non possono permettersi di rinunciare a decine di milioni di euro sequestrati che, in attesa dell’eventuale confisca, gli istituti bancari continuano a considerare una massa di “depositi” su cui fare affidamento.
L’altra cosa che non si capisce è perché i soldi debbano essere trasferiti in Banca Centrale. Chi ha scritto secondo voi la legge sulle risoluzioni bancarie che ha provocato il pasticcio dei 10,5 milioni? Chi non sa neppure scrivere una legge ben difficilmente potrà assicurarne una buona applicazione. E neanche si può dire che i “servizi”offerti da Banca Centrale siano a basso costo.
Meditate, Consiglieri, meditate
TE