Gabriele Gatti e la profezia che si auto avvera.

Quello a cui abbiamo assistito ieri nell’aula del tribunale è stato l’avveramento della profezia che Gabriele Gatti aveva formulato nell’estate del 2019, quando aveva preconizzato che avrebbe fatto terra da ceci in tribunale. E così è stato, dopo i magistrati revocati, declassati e rimpiazzati nella notte del 24 luglio 2020 (c’era chi aveva visto giusto: https://www.libertas.sm/gabriele-gatti-nel-tribunale-facciamo-terra-da-ceci-cambiamo-tutto-li/), è arrivato il tempo di festeggiare e di riscuotere il credito. Non importa seagli atti, come sostenuto dalle parti civili, ci sono le prove inconfutabili che Gabriele Gatti e Clelio Galassi hanno ricevuto e movimentato milioni di euro(miliardi di lire) grazie alla sgangherata operazione immobiliare della Grey&Grey, alla licenza concessa a Euro Commercial Bank, alla sede della Wonderfood, solo per citare alcuni dei casi di arricchimento in odore di corruzione. I difensori hanno dato fondo al repertorio dietrologico tanto caro al loro assistito: Gatti è una persona per bene, che non si è mai messa in tasca un soldo, e la colpa di tutto è di quel farabutto dell’inquirente, che era mosso da volontà politiche e non intenti di giustizia. Secondo i difensori era normale e legittimo intascarsi miliardi di lire tramite i libretti al portatore, perché allora i libretti erano come i contanti (sic). Appunto, verrebbe da dire. A dare il colpo di grazia al processo, però, non sono stati i difensori, ma la nuova maggioranza, i cui esponenti hanno fatto di tutto per assecondare il grande vecchio della politica sammarinese. Così la difesa ha potuto sciorinare le testimonianze di favore rese dai parvenu del Consiglio Grande e Generale, tacendo però che le loro dichiarazioni, oltre a contraddirsi tra loro, sono state smentite in altri procedimenti. Tant’è, una botta qui e una botta là, i magistrati che avevano istruito i processi sono diventati i capri espiatori,i farabutti prezzolati su cui riversare ogni responsabilità. Non importa se i provvedimenti cautelari degli inquirenti sono stati confermati in appello e in terza istanza. Non importa se ad indagare non c’era solo il solito Buriani, ma un pool di magistrati che operava sotto la supervisione del magistrato dirigente.Non importa che sia falso che l’arresto sia stato disposto per accuse poi archiviate. Ma la pietra tombale sulla vicenda è arrivata con la sentenza del Collegio Garante che ha riscritto le norme sul riciclaggio, fornendo un’interpretazione inedita che neanche gli avvocati avevano mai ipotizzato. Ci sono casi in cui la fortuna e la giustizia vanno a braccetto. A noi non resta che attendere la parola finale del giudice, che, ne siamo certi, non mancherà di dare grandi soddisfazioni.
NT