AttualitàConsigliatiSi dice che...

Tre prescrizioni su cinque dibattimenti. Così muore la giustizia, tra vendette e fascicoli imboscati

A San Marino il giusto processo resta una chimera sia nel settore civile che in quello penale. I principi della Dichiarazione dei diritti e della Convenzione Europea finiscono affossati da una prassi che, in silenzio, nella più sconcertante impunità, consente ai giudici di tirare a campare, facendosi forti dei numeri dei procedimenti iscritti e non di quelli definiti nel merito. A quanto pare, vanno avanti solo i processi che vuole la politica. La giustizia, con l’ausilio di qualche giurista d’annata piovuto dall’alto, è diventata un’armacontundente che la politica brandisce contro l’avversario. A San Marino non si giudicano più i fatti, ma si persegue l’annientamento del nemico del momento. Contro gli avversari sono state create corsie preferenziali, con giudici ad hoc, perché la magistratura deve arrivare in fretta alle stesse conclusioni che la politica ha già scritto nero su bianco.
In questo contesto i fascicoli “normali” restano negli armadie vengono tirati fuori solo dopo che il termine è scaduto. Inutile gridare allo scandalo, fare ricorsi a Strasburgo, o avviare procedimenti per la responsabilità civile dei magistrati. Nulla cambia. Ci sarà una ragione se taluno può permettersi di denegare la giustizia senza timore di dover rispondere del non fatto?
Qualche magistrato è riuscito a cumulare un numero di procedimenti prescritti a tre zeri. Alle strombazzate promesse di efficienza, è seguito il nulla. Perché l’efficienzaè un metro che serve per misurare i magistrati, i cancellieri e il personale non allineato. Per quelli irreggimentati, contano la fedeltà, l’utilità, la comunanza di intenti. Il senso critico, l’efficienza e la conoscenza del diritto sono diventati superflui.
Se prima erano i fascicoli istruttori a prescriversi, ora sono quelli dibattimentali a subire la falcidie del tempo. Le motivazioni attendono anni per essere depositate e, in questo modo, la giustizia si blocca.
Nel settore civilele cose non vanno meglio. Per nascondere la verità di un settore alcollasso, nonostantel’organico dei magistrati sia stato rimpinguato, è stato escogitatounespediente. I fascicoli devono essere definiti in primo grado entro tre anni. Ma tale termine, che di per sé è lunghissimo, in realtà non viene rispettato. Ecco allora che il giudice,quando il termine si avvicina, anziché precipitarsi a decidere, si può inventare un’archiviazione. Il fascicolo viene mandato in archivio, senza che sia stata fatta giustizia. Poi, se e quando l’interessato se ne accorge, può chiedere che il suo fascicolo venga riattivato, ma deve dimostrare che il fascicolo non doveva essere archiviato. In questo modo il giudice viene rimesso in bonis. È come se il avesse fatto tutto bene, con diligenza e con tempestività. Invece il cittadino,che si era rivolto al tribunale per avere giustizia, si ritrova con i fascicoli scomparsi, da riattivare, i cui tempi di decisione, anziché ridursi si sono allungati.
Che la situazione sia grave, lo dice la quotidiana cronaca giudiziaria.
Di seguito pubblichiamo un articolo tratto da L’Informazione del 23 settembre 2022 che descrive un giorno di ordinaria ingiustizia.

PRESCRIZIONI, IERI 3 SU 5. “È LA CODA DI CENTINAIA DI CASI FERMI IN ISTRUTTORIA”

Residente a processo per ragion fattasi, ingiurie, percosse, minacce, furto e utilizzo indebito di bancomat

Due casi prescritti, uno di mancata ottemperanza all’ordine dell’autorità e uno di diffamazione semplice. Più un terzo processo, nel quale è contestato furto e guida senza patente, con il furto che si prescriverà con tutta probabilità a novembre. Tre dei cinque procedimenti in calendario ieri mattina, dunque, hanno visto decorrere il termine per la punibilità. Il contesto è stato sottolineato dall’avvocato Rossano Fabbri, legale di parte civile in uno dei casi prescritti: “Rimaniamo rammaricati per questi esiti che d’altra parte sono il risultato di circostanze che hanno visto in questo tribunale il blocco in fase inquirente di centinaia e centinaia di procedimenti e quello che accade qui ne è una coda. Detto questo devo prendere atto che la prescrizione è maturata”, ha affermato. Stessa posizione del procuratore del fisco Roberto Cesarini. Quindi, necessariamente, è seguita la sentenza di non luogo a procedere, per quei casi, del giudice Adriano Saldarelli.
L’ultimo processo discusso nella mattinata di ieri è invece nei termini, essendo i fatti contestati relativamente recenti. Risalgono al 12 maggio 2021. Imputato, ieri contumace e difeso dall’avvocato Antonio Masiello che ha assunto il patrocinio come legale d’ufficio, Alessandro Francesco Corcella, 46enne residente a Dogana, che è accusato di ragion fattasi, percosse, ingiuria e minaccia. Questo perché, rivendicando uno stipendio non pagato, aveva chiuso le porte dei locali della società dove si trovava la persona verso la quale vantava le pretese economiche, e poi gli aveva intimato di dargli quanto riteneva fosse dovuto. Oltre a questo aveva preso a schiaffi la vittima, e l’aveva offesa con vari epiteti. Quindi l’aveva minacciata con parole del tenore: “ faccio venire i miei amici di Bari, bulgari, rumeni, albanesi per (…) farti mettere sotto terra”. A carico della stessa persona, inoltre, c’è anche pendente un altro procedimento nel quale deve rispondere dell’accusa di furto e di uso indebito di carte di pagamento. L’uomo è accusato in questo caso di avere sottratto alla ex compagna il portafoglio e di averle preso il bancomat. In seguito, i fatti risalgono al 6 giugno 2021, è aveva utilizzato il bancomat della donna, del quale conosceva il codice pin, per prelevare 200 euro. Di qui le imputazioni di furto e uso indebito di carte di pagamento. L’avvocato Masiello ha chiesto per i due casi la riunione dei fascicoli. Il giudice Saldarelli ha accolto la richiesta del legale ed ha riunito i due casi in un unico processo, aggiornando poi l’udienza al 25 gennaio 2023. a.f

Related Articles

Back to top button