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Governo e bail-in occulto.

Nessuna norma lo prevedeva. Risparmiatore avvisato, mezzo salvato. In caso di crisi bancaria, San Marino preleverà la liquidità dai vostri depositi e in cambio vi darà un bel titolo decennale all’1%. Peggio che ai tempi delle crisi di Argentina e Grecia.

La conversione coattiva delle obbligazioni BNS in titoli di debito pubblico decennali equivale ad un prelievo forzoso ai danni dei risparmiatori. Le possibilità per quest’ultimi di recuperare i loro soldi sono tutt’altro che rosee, tant’è che il provvedimento di conversione non indica che, al termine dei dieci anni, i soldi saranno finalmente restituiti, anzi il provvedimento non esclude altre iniziative. Questa misura costituisce, nella sostanza, un bail-in occulto, perché lo Stato anziché trovare la liquidita necessaria per far fronte agli impegni assunti con i risparmiatori di Banca Cis, rifila titoli del debito pubblico di San Marino, che nessuno vuole intermediare, men che meno le banche, alla faccia delle fantasticherie su un mercato secondario propinate dal ragionier Gatti, attuale titolare delle Finanze di San Marino.

I risparmiatori di Banca Cis sono di fronte a un vero e proprio inganno perché coloro che avevano depositato i soldi a San Marino si erano fidati del sistema, che non prevedeva il bail-in, ossia la perdita di tutti i depositi oltre una certa soglia in caso di dissesto di una banca.

Se San Marino avesse introdotto il bail-in con una legge, tutti i clienti delle banche sarebbero stati in grado di fare scelte oculate. Chi ad esempio avesse avuto timori circa la solidità delle banche sammarinesi avrebbe potuto scegliere di depositare i soldi presso una banca estera, meglio patrimonializzata delle banche sammarinesi e soprattutto appartenente ad uno Stato in grado di offrire garanzie maggiori rispetto a quelle offerte dal sistema sammarinese.

Ricordiamo che a San Marino si è sbandierato che lo Stato avrebbe garantito tutti i depositanti. Fino a pochi mesi fa si ripeteva che il sistema finanziario sammarinese era pienamente affidabile e che il bail-in non sarebbe stato mai introdotto. Erano promesse da marinaio. Dopo tante rassicurazioni, a meno di tre anni di proclami pubblici, si è proceduto a suon di conversioni coattive in obbligazioni e titoli. Si tratta, né più né meno, di una sottrazione unilaterale di capitali dai conti dei clienti per reperire le risorse che evidentemente lo Stato non è in grado di fornire.

Ma chi ha suggerito al segretario Gatti un simile azzardo? La trasformazione coatta di risparmi in titoli del debito pubblico di San Marino ha generato una forte perdita di fiducia nel sistema perché i depositanti adesso si ritrovano in mano titoli di Stato che, verosimilmente, nessuno vorrà mai. Le banche sammarinesi, ai clienti che hanno chiesto di cedere i titoli, hanno garbatamente risposto che non sono interessate. Chi mai acquisterebbe un titolo decennale che rende l’1% a fronte di un’inflazione reale che supera l’8%? Il tanto decantato mercato secondario è una pura finzione retorica. Non c’è nessuno interessato a titoli che, alla scadenza, avranno un prezzo di rimborso di gran lunga più basso del prezzo di acquisto.

Che se ne fa di questi titoli il povero risparmiatore che, per età, per condizioni personali, familiari o professionali, non può aspettare dieci anni? Perché un pensionato non può spendere i soldi che ha fiduciosamente affidato a San Marino? Perché adesso quel pensionato, quel padre di famiglia, quell’imprenditore trattati peggio dei clienti della Banca del Titano, della Banca Commerciale, di Euro Commercial Bank, di Asset Banca, e di Cassa di Risparmio (rimpolpata a forza di immissioni massive di capitale pubblico) e addirittura della finanziaria SMI?

Nessuno avrà fiducia nel sistema finanziario sammarinese, se al primo tirar di vento il governo cambia le carte in tavola e tradisce la parola data.

Le misure adottate dal governo di San Marino sono un fatto gravissimo perché rischiano di innescare un effetto domino sugli attuali depositanti delle banche sammarinesi. Il default di un intermediario bancario può generare timori anche nei risparmiatori delle altre banche, con il rischio che decidano di prelevare il loro denaro dai conti correnti prima che lo faccia lo Stato. Insomma c’è il rischio concreto di non uscire da questa crisi di liquidità che a San Marino sta diventando strutturale.

Un brutto biglietto da visita per chi si ripromette di riportare a San Marino i capitali che i sammarinesi detengono all’estero.

TE

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