Chi tira la cinghia e chi nuota nell’oro. Una montagna di soldi per i dipendenti di Banca Centrale. San Marino non si può più permette queste sperequazioni, perché…

Insieme all’Accordo di associazione con l’Ue, la Relazione consuntiva di Bcsm sull’attività svolta e sull’andamento del sistema finanziario nel 2021 era l’altro tema “forte” della sessione consiliare ancora in corso. Ad aprire la seduta di ieri è stato il riferimento del Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti, che ha ripercorso le difficoltà affrontate dal sistema bancario e finanziario sammarinese negli ultimi anni. Se il 2020 è stato l’anno in cui “il sistema si è stabilizzato e sono cessati i deflussi di denaro”, proprio “il 2021 ha iniziato a registrare la crescita di depositi di liquidità nelle banche sammarinesi, si è avuto un fermo nella fuoriuscita dalla liquidità e quindi la crescita di fiducia”. In definitiva, “il sistema bancario – sottolinea il Sds Gatti- dal 2021 è tornato ad essere redditizio. Le banche hanno invertito la situazione che le vedeva sempre con bilanci negativi e sono passate a generare utili. Anche piccole banche sono state assorbite da altre banche per tutelare il risparmio, chi aveva soldi leciti a San Marino non ha subito perdite, ma dei cambiamenti. Per esempio all’ultima crisi di Banca Cis, chi aveva depositi se li è visti convertiti prima in titoli Bns, poi li vedrà in titoli di Stato, però non ha perso risparmi. La scelta dello Stato è stata quella di tutelare risparmiatori e famiglie”. Resta “l’ultimo scalino” da superare, ovvero la creazione di un veicolo di sistema per la gestione dei crediti non performanti. San Marino ha fatto una scelta condivisa da governo e sistema bancario, ovvero che le singole banche non gestissero per conto proprio le cartolarizzazioni, che permettono di monetizzare crediti non performanti. Ha fatto scelta di lavorare con un unico soggetto. Lo Stato sarà chiamato a fare la sua parte, dovrà valutare quanto mettere a garanzia in base all’analisi dei crediti, e questo diventa l’ultimo scalino, dopodiché si potrà parlare di un sistema completamente armonizzato”. Anche sul bilancio 2021 di Bcsm, che è “sostanzialmente in pareggio” si registra “una profonda inversione di tendenza rispetto al passato”, rimarca Gatti. Il Sds riprende le fila del dibattito consiliare di martedì sull’Accordo di associazione con l’Ue: “Adesso si aprono prospettive importanti per il sistema finanziario – sottolinea. L’apertura del mercato finanziario è una opportunità, vuole dire anche mettersi in competizione. Io non sono preoccupato sul modello di vigilanza. Sarà un modello che rispetta la sovranità di San Marino, pur consapevoli che questo modello di regole, che vede investiti più Stati, prevede la cessione di parte della sovranità”. Di certo, la sfida per le banche sammarinesi, che per dimensioni non potranno competere con i big della finanza internazionale, starà nel lavorare per “trovare spazi che consentano loro di produrre reddito – conclude – e continuare a servire l’economia e i cittadini della Repubblica di San Marino”. Nel dibattito che segue non mancano i rilievi per i costi ritenuti dall’opposizione “sproporzionati” del personale di Banca centrale. Alessandro Bevitori, Libera, evidenzia “un dato che da tempo, e non solo in questa legislatura, è rimasto confermato e non si è mosso, ed è il costo del personale di Banca centrale che si aggira attorno ai 9 mln di euro. Credo che questi numeri qua non ce li possiamo più permettere. Abbiamo abbandonato gli asset del passato, ridotto il sistema bancario e non possiamo più permetterci costi di questo tipo, 9 mln di euro sono sproporzionati”. Anche Emanuele Santi, Rete, riconosce che si potrà “affrontare più serenamente la grande sfida dei prossimi mesi, ovvero la gestione degli Npl con i veicoli di sistema”, ma sottolinea alcune criticità del bilancio di Banca Centrale: “Abbiamo un bilancio 2020 di Bcsm con una perdita di 800 mila euro, a cui andavano aggiunti gli accantonamenti fatti per le perdite riferite a Bns, per questo l’anno scorso Banca centrale è uscita con bilancio di perdite. Al di là degli accantonamenti, il dato su cui ci dobbiamo interrogare è perché Banca centrale perde: per il problema dei costi, della gestione. Sul discorso stipendi va fatto un ragionamento”. “Emerge un sistema che guarda al futuro. Solidità, conferma, ma anche rilancio – così interviene Francesco Mussoni, Pdcs – Questo tassello deve essere spinto di più da Bcsm, ma anche dal governo, dando autonomie e indirizzi a Banca Centrale che deve essere l’organismo che dà impulsi di internazionalizzazione e crescita al sistema bancario”. Affronta poi il discorso degli stipendi: “Effettivamente si tratta di 9 milioni di euro per un personale con 85 risorse umane. Per quanto sia un costo lordo e riguardi professionalità di livello, è chiaramente una valutazione da fare”. Matteo Ciacci, Libera, torna sugli affetti dell’Accordo con l’Ue: “Dobbiamo comprendere quali possano essere i nuovi ‘core business’ del sistema, per poter accedere ad un mercato più aperto, e non chiuso come quello di oggi. È evidente che uno dei tasselli fondamentali è quello legato all’Accordo con Banca d’Italia e, più in generale, all’apertura del nostro sistema. Volevo capire, anche a seguito degli avvicendamenti alla governance, se ora che tutto il team di Bcsm è al completo, quali sono i passi in avanti, sia politici che tecnici, rispetto al Memorandum con Banca d’Italia. E se corrisponde al vero – aggiunge – l’esistenza di una serie di missive pervenute anche al Ccr, da parte di autorevoli esponenti di Banca d’Italia, che hanno evidenziato un rallentamento del percorso di condivisione”. In replica, il Segretario di Stato Gatti ricorda gli impegni cui sono e saranno chiamati i tecnici di Bcsm, interfacciandosi con gli organismi Ue. “Chiaramente i costi sono significativi – ammette – ma voi pensate di andare a trattare con la Bce, di andare a fare regolamenti di vigilanza e il recepimento delle direttive etc., e secondo voi riusciamo a fare queste attività di livello con il personale scartato anche dalle banche commerciali? Gli stipendi che prendono nelle banche europee centrali vi risultano inferiori rispetto ai nostri? Poi c’è un altro ragionamento da fare, magari anche in audizione con il direttore: se vi sono rami secchi vanno tagliati, ma Banca centrale ha bisogno di una struttura per essere riconosciuta all’estero, ciò richiede personale adeguato nella professionalità e nel numero. Se andate a vedere sono completamente sparite le consulenze esterne. Ed è l’unica Spa dello Stato che ha rispettato la riduzione del 20% nei costi struttura. Poi non possiamo pensare che tutti gli oneri di vigilanza siano ribaltati al 100% sugli operatori, andrebbero fuori mercato: la sfida di portare nuovi operatori è anche per ribaltare costi su più soggetti”. Sul Memorandum con Banca d’Italia “Fino al 2015 un governo e una Bcsm avevano fatto un percorso importante con Banca d’Italia per arrivare alla firma – spiega – Nel 2016, quello stesso governo ha nominato un nuovo presidente che ha rivoluzionato Bcsm e ha bloccato l’attivazione della Centrale rischi e per questo ha litigato con una parte di quel governo. Questa ha portato a una frattura grossa tra Banca d’Italia, Repubblica italiana e Repubblica di San Marino in tema finanziario. Ora si è ripreso un percorso e stiamo costruendo la fiducia per la firma di un Memorandum, perché oggi abbiamo la Centrale rischi. Se saremo anche in grado di far lavorare il tribunale con serenità, anche la fiducia verso il nostro Paese continuerà a crescere e arriverà il Memorandum. Anche il rapporto con l’Ue aiuta a ‘sdoganare’, perché Ue è trasparenza. Noi ci crediamo a vorremo portare a casa il Memorandum il prima possibile.