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Fra Amara e Palamara (ri)spunta Giovanni Canzio. Non c’è pace per……

Fra Amara e Palamara (ri)spunta Giovanni Canzio. Non c’è pace per il Dirigente del Tribunale di San Marino. Non sono amcora sopite le polemiche sul “caso Serenissima” e Canzio viene tirato in ballo da Piero Amara per una vicenda che vedrebbe indagato l’ex presidente dell’ANM Luca Palamara per istigazione alla corruzione. Già qualche tempo fa erano stati pubblicati dei messaggi Whatsapp fra Giovanni Canzio e Luca Palamara. 

DOPO IL CASO SERENISSIMA, RISCHIO DI QUALCHE BEGA OLTRE CONFINE PER CANZIO

Non è ancora accantonata la vicenda del “caso Serenissima” sul Titano, vicenda che ha lasciato molte perplessità circa la deliberazione del Consiglio Giudiziario, viste le carte di quel procedimento e la disposizione dell’11 marzo 2021 di aprire quel procedimento penale indicando anche il titolo di reato da parte del Dirigente non magistrato del tribunale, Giovanni Canzio, che oltre confine un’altra vicenda rischia di creare qualche bega per lo stesso ex presidente della Cassazione. Ne hanno parlato ieri due giornali del calibro di “La Repubblica” e del “Corriere della Sera”, oltre ad altri mezzi di informazione. Che cosa è accaduto? Stando a quanto riportano i giornali italiani, da un lato l’archiviazione della vicenda della famigerata Loggia Ungheria, dall’altro, parallelamente, l’apertura di un’altra indagine che chiama in causa di nuovo l’avvocato Piero Amara, dalle cui dichiarazioni è partita anche questa nuova inchiesta per l’ex Pm Luca Palamara. Nel nuovo filone di indagine si parla, inoltre, delle entrature dei vari personaggi con soggetti delle istituzioni, tra cui i vertici della Cassazione. Riporta “La Repubblica” citando il nuovo filone di inchiesta dei Pm di Perugia: “Pietro Amara non è affatto soltanto un millantatore o, peggio ancora, un semplice mitomane. È una persona che ha avuto rapporti ad altissimo livello con soggetti operanti nelle istituzioni del nostro Paese”. Ministri, politici, magistrati, manager di Stato. E per questo le sue dichiarazioni “vanno esaminate e approfondite”. È questo il punto di partenza dal quale bisogna partire per capire come e perché da una parte il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, abbia chiesto l’archiviazione per la Loggia Ungheria, la presunta associazione segreta immaginata nella testa dell’avvocato Amara ma mai realizzata, e dall’altra abbia ordinato ulteriori indagini su alcune delle circostanze riferite dall’avvocato siciliano. Ora, archiviata la Loggia Ungheria, i Pm di Perugia hanno aperto una serie di filoni di indagine. Tra questi, riportano sempre i giornali italiani, quello che riguarda l’ormai ex magistrato Luca Palamara, già pm di Roma ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che Amara in qualche modo aveva agganciato”. Riporta La Repubblica che “secondo la ricostruzione degli inquirenti di Perugia, per lui si era anche mosso “trovando la strada — si legge nelle 167 pagine della richiesta di archiviazione del caso Loggia Ungheria — per quantomeno provare a interferire sul corso dei procedimenti penali”. Non una strada qualsiasi: Palamara si muove in Cassazione arrivando a parlare prima con un relatore, poi con lo stesso presidente della Corte, Giovanni Canzio, per informarsi su un procedimento che stava a cuore all’avvocato siciliano. La vicenda – prosegue sempre La Repubblica nell’articolo a firma di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci – ruota attorno alle sorti dell’ex pm di Siracusa, Maurizio Musco, grande amico di Amara (Musco gli ha affittato un campo per impianti fotovoltaici) e sotto processo disciplinare per abuso di ufficio. Sarà condannato in via definitiva e per questo allontanato dai tribunali. Amara lo voleva evitare e, attraverso l’imprenditore lobbista Fabrizio Centofanti, spinge Palamara ad avvicinare Stefano Mongini, il giudice di Cassazione che si doveva occupare del caso. “Un avvicinamento — scrive Cantone insieme con i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano — che grazie alla schiena dritta del magistrato non porta alcun risultato”. Palamara però ci prova. Ed è lo stesso Mogini a raccontarlo ai magistrati di Perugia. “Il giorno prima del procedimento Musco ho incontrato Palamara al bar Splendor accanto alla Cassazione — racconta il giudice — non lo vedevo da almeno un anno”. A chiedergli l’appuntamento era stato proprio l’allora pm che lo raggiunge nel primo pomeriggio. Dopo aver parlato del più e del meno fece riferimento al procedimento di Siracusa. “Mi disse che meritava grande attenzione e che Musco era affetto da una grave malattia”. Secondo i pm, “non era un semplice saluto” ma un tentativo non riuscito di influenzare il procedimento. E la prova, scrivono nella richiesta di archiviazione dell’indagine sulla Loggia Ungheria, deriva da un altro fatto: Palamara si era informato “sull’evoluzione del processo direttamente e personalmente con il presidente della Corte di Cassazione” sostiene la procura di Perugia, citando una mail con la quale il segretario generale della Corte ha inviato a Palamara informazioni, non segrete, sull’andamento del ricorso. Eppure Palamara sapeva perfettamente che Amara era una compagnia particolare”. Intanto lo stesso Palamara, all’uscita delle notizie su Corriere e Repubblica, ha subito reso noto di avere “inviato una nuova denuncia penale a Firenze segnalando alla procura generale della Cassazione la gravità della condotta degli inquirenti Perugini. Le notizie pubblicate fanno riferimento a fatti e vicende che in alcun modo mi sono state contestate nel corso di un interrogatorio del 14 giugno 2022 proprio sulla vicenda Musco”. Poi l’ex Pm ha aggiunto: “La battaglia di verità continua e ancor di più il rinnovato impegno politico su un tema quello della giustizia che non può non trascendere le singole vicende personali riguardando la vita di tutti i cittadini oramai interessati a comprendere e andare oltre le vicende del Sistema”, afferma Palamara che risulterebbe indagato dai Pm di Perugia per istigazione alla corruzione.

Tratto da L’Informazione dell’11 luglio 2022

 

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