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Se neanche Canzio può farcela (terza parte e ultima parte)

Per superare ogni dubbio, è necessario verificare se davanti alla Legge, davanti alla Giustizia, il Segretario di Stato è uguale a tutti gli altri o se la volontà del politico ha avuto un peso maggiore della libertà dei comuni cittadini. Bisogna soppesare le poste in gioco, da un lato il potere di un esponente di Governo, dall’altro il diritto di esprimere il proprio pensiero che spetta a tutti i cittadini, anche di quelli che non la pensano come noi.

Ma torniamo alla nostra riflessione. Perché esista separazione dei poteri, è auspicabile che ciascuno dei poteri dello Stato si astenga dall’interferire sugli altri. Per quanto riguarda la magistratura, oltre a non subire le pressioni della politica, non deve neppure formulare richieste che possano sembrare irrituali o personalistiche.

Ci riferiamo alla richiesta di pubblicare le dichiarazioni che Canzio ha reso alla Commissione Giustizia. Negli ultimi cinque anni le forze politiche non hanno fatto altro che ripetere che gli atti della Commissione Giustizia sono segreti, invece adesso pare che quegli atti possono essere pubblicati se così vuole il Dirigente del Tribunale.

La richiesta del Dott. Canzio sarà sicuramente ragionevole e forse illuminata, ma è pericolosaperché presuppone che le regole valgano solo per gli altri, che si passano pubblicare cose che invece dovrebbero rimanere segrete. Fino a quando non si dimostra che l’obbligo del segreto per la Commissione Giustizia non esiste (come non esisteva cinque anni fa), la richiesta di Canzio equivale alla richiesta di disapplicare la legge (o la consuetudine) nell’interesse particolare di chi riveste un ruolo importante, foss’anche il Dirigente del Tribunale.

Qui veniamo all’altro punto. Pare che il Presidente della Commissione Giustizia, sicuramente un galantuomo, appena pervenuta la richiesta del Dott. Canzio, si sia detto pronto a revocare ogni segreto, dimenticandosi che la segretezza era stato il cavillo usato per rendere l’amministrazione della giustizia una pantomima, una rappresentazione muta, di cui non si poteva parlare perché non si potevano violare insuperabili segreti. Adesso improvvisamente non è più così. Insomma questo segreto esiste o no? Prima occorre accertare questo punto, poi si decide di conseguenza, ma non si possano fare figli e figliastri.

Il Dott. Canzio dovrebbe aver capito come funzionano le cose a San Marino. Non ci si riferisce a nessuno in particolare, ma non è insolito che chi ricopre un incarico non sia all’altezza del compito assegnatogli. Purtroppo le nomine politiche rispondono raramente a criteri meritocratici e troppo spesso discendono da logiche spartitorieper collocare fedeli soldatini di latta.

Ecco perché bisogna aver paura delle richieste accolte troppo frettolosamente, dietro le quali se non c’è la malafede di chi ha pianificato tutti i passaggi sin dall’inizio, si può celare la debolezza del funzionario, presidente o direttore che sia, il quale, per modestia o per timore reverenziale, può esser indotto ad accogliere richieste che la legge o il buon senso vorrebbero fossero respinte.

Per finire è doveroso commentare il più anomalo dei comunicati stampa mai uscito dal Consiglio Giudiziario. Quello del 30 maggio è un comunicato in puro stile buro-giuridichese, privo di ogni contenuto informativo. Poco male, se fosse solo questione di forma. Invece no, viene da dire che chi l’ha sottoscritto abbia capito ben poco ed abbia assemblato frasi ermetiche solo per dare un contentino al Dirigente. Quel comunicato fa rimpiangere i tempi in cui le discussioni in Consiglio Giudiziario riempivano le pagine dei giornali per settimane. Ora sembra che il Consiglio Giudiziario sia diventato il luogo in cui si ratificano decisioni assunte altrove. Neanche fosse il Consiglio Grande e Generale.

 

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