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Se neanche Canzio può farcela (seconda parte)

Ha destato una certa impressione leggere nero su bianco che il Dirigente del Tribunale avrebbe ordinato l’apertura di un fascicolo penale a seguito dell’esposto di un Segretario di Stato. L’atto firmato dal Dott. Canzio, che il Commissario inquirente Battaglino ha fatto rinvenire all’interno del fascicolo penale, non lascia spazio a dubbi. Può darsi che l’apertura dei procedimenti rientri tra le attribuzioni del Dirigente, ma fino ad ora era stato detto il contrario (o, per meglio dire, era stato urlato il contrario). Per questo si è iniziato a pensare che qualcosa non sta andando per il verso giusto.

La nomina di Canzio è stata salutata come la fine di un periodo molto oscuro per la giustizia sammarinese. Un Dirigente come Canzio rappresentava un baluardo per l’autonomia e l’efficienza della magistratura. Ci mancherebbe, ma apprendere che il Dirigente ha fatto indagare dei cittadini che hanno espresso il loro pensiero su un giornale, ha fatto vacillare gli iniziali entusiasmi. Non è stato d’aiuto scoprire che l’iniziativa di avviare l’indagine era stata originata da un esposto di un Segretario di Stato.

Significa essere calunniatori se si fa notare che un Segretario di Stato ha presentato un esposto nei confronti di liberi cittadini solo perché hanno scritto la loro opinione? È una calunnia interrogarsi su un anomalo provvedimento (presente nel fascicolo del Commissario Battaglino) con cui il Dirigente avrebbe dato il via libera a quell’indagine?

Esprimere preoccupazione contro un certo modo di intendere la giustizia, ad uso e consumo del politico di turno, non può essere considerato calunnioso. Anzi è impropria e dannosa la pretesa di chi vorrebbe usare la magistratura per mettere il bavaglio.

Sicuramente il Dott. Canzio dimostrerà (o forse ha già dimostrato) che aprire i fascicoli indicando i reati rientrava tra le sue prerogative, che ciò è sempre stato fatto per ogni reato e non solo per quelli denunciati da un Segretario di Stato.

Questo è il punto essenziale. Il personalismo politico, il favoritismosono alcune delle deformazioni più evidenti degli ultimi decenni. La separazione dei poteri, calata nella realtà sammarinese, si è troppo spesso trasformata in una genuflessione di un potere verso l’altro, con le istituzioni asservite ai voleri e ai bisogni dell’uomo forte.

Al Dirigente, invece, si chiede di non cedere alle pressioni e neppure di farle. Per questo è necessario sapere se l’esposto presentato dal Segretario Ciavatta ha avuto una corsia preferenziale o se lo stesso trattamento viene riservato a chiunque presenti una denuncia in Tribunale.

Forse è una cosa ovvia, ma il principio di uguaglianza è un elemento imprescindibile della democrazia, eppure è costantemente violato in ogni ambito sociale, economico, culturale, tanto che viene da chiedersi se esista un Paese europeo più tenacemente disuguale di San Marino, in cui le fazioni, le famiglie, le appartenenze politiche fanno la differenza quando si tratta di trovare un impiego, una casa, un finanziamento, o quando si tratta di vincere o perdere una causa in tribunale. Le diseguaglianze, a San Marino, viaggiano in coppia con il favoritismo e con il personalismo e sono conseguenza dell’idea secondo cui alcuni individui, in virtù di un loro ruolo sociale, possono considerarsi al di sopra delle regole comunemente accettate.

 

Domani verrà pubblicata la terza e ultima parte.

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