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`Ndrangheta e massoneria a San Marino (II parte)

Per quasi quindici anni Giacomo Maria Ugolini, un massonepotentissimo, è stato ambasciatore di San Marino in Egitto e nel regno di Giordania. Cosimo Virgiglio, detto Mino, nato a Rosarno in provincia di Reggio Calabria, è stato per lungo tempo il braccio destro di Ugolini. Nel 2006, quando è morto l’Ambasciatore, Cosimo Virgiglio ha chiesto protezione alla cosca calabrese dei Molè. Due anni dopo, nel 2008, è stato arrestato ed è diventato uno dei collaboratori più attendibili della Procura di Reggio Calabria. Da tempo Cosimo Virgiglio racconta il lato oscuro delle logge che ha frequentato con assiduità dal 1992 fino al 2008soldi, ‘Ndrangheta e massoneria deviata costituiscono la trinità del male raccontata da Cosimo Virgiglio nelle carte processuali.Virgiglio faceva parte della Gran Loggia Garibaldini d’Italia di Vibo Valentia, «da cui – sottolinea – dipendevano altre logge». Virgiglio era maestro venerabile della loggia Eroe dei due mondi di Reggio Calabria. Ma, in precedenza, era stato affiliato al Grande Oriente di San Marino, la loggia massonica di cui Giacomo Maria Ugolini era il massimo rappresentante.

Cosimo Virgilio era noto anche a San Marino. Ugolini, quando qualche sammarinese gli chiedeva chi fosse quel ragazzo che si portava appresso, diceva che il giovane era suo nipote. Ugolini amava dire che il Cosimo Virgilio era il suo figlioccio.

Giacomo Maria Ugolini, per i sammarinesi, era Sua Eccellenza, come gli piaceva farsi chiamare. Questo suo vezzo creava non pochi imbarazzi ai politici sammarinesi, perché, nella piccola Repubblica, solo i Capitani Reggenti possono fregiarsi del titolo di Eccellenza, ma, pur di assecondare i desideri del potente Ugolini, è stato fatto più di uno strappo al protocollo. Ugolini era un uomo dai modi eleganti ma decisi e gran parte dei suoi interlocutori ne aveva soggezione e ammirazione. Nella sua villa di San Marino, Giacomo Maria Ugolini riceveva gli ospiti desiderosi di fargli visita. All’interno della lussuosa dimora aveva un altare e, in una teca di vetro, custodiva le vesti bianche con ricami in oro appartenute ad un papa. Giacomo Maria Ugolini a San Marino aveva anche importanti interessi economici. A lui faceva capo la Montetitano, una società anonima che per un decennio, sul finire degli anni novanta, ha commercializzato ogni genere di prodotto senza sottostare a controlli. In caso di necessità, l’amico politico era pronto a risolvere ogni problema. La Montetitano sarebbe stata la cassaforte, che grazie all’attività di import-export, è servita all’ndrangheta per ripulire il denaro sporco e per procurare beni che, altrimenti, non si sarebbero potuti ricevere. Successivamente la Montetitano è stata chiusa, ma lerelazioni personali e i rapporti d’affari nati e cresciuti al suo interno hanno continuato a dare i loro frutti fino ai giorni nostri. Ancora oggi i potentati che si celavano dietro la Montetitano sembra possano contare sull’amicizia e sulla protezione di un funzionario di una importante autorità finanziaria di San Marino.

È stato il Procuratore Antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha diretto l’operazione “Rinascita-Scott”, a ricostruire gli intrecci tra politica, massoneria e mafia. Il lavoro investigativo compiuto in Calabria ci aiuterà a seguire il filo conduttore che partendo dall’ndrangheta, passando per il Grande Oriente di San Marino e per le operazioni commerciali di Montetitano s.a., giunge fino al cuore delle istituzioni della Repubblica.

Fine seconda parte.

TE

 

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