Se il molestatore è un Parlamentare, un Capo dello Stato, un Avvocato

In meno di un mese le cronache sammarinesi ci hanno dato notizia di tre episodi di violenza ai danni di altrettante donne. Tre vicende accomunate, oltre che dal genere delle vittime, da un ulteriore elemento che è presente in tutti e tre gli autori di quei fatti. Non si tratta di mostruosi uomini delle caverne, ma di giovani istruiti e con ruoli di grande responsabilità istituzionale e professionale. Un avvocato, un Parlamentare e un Capitano Reggente.
C’è da chiedersi perché gli uomini di oggi, quelli che frequentiamo, con cui conviviamo o lavoriamo, siano così primitivi? Perché, ancora, la libertà e l’incolumità personale non sono scontate nella vita di una donna? Che cosa ha trasformato quei ragazzi da amabili gentiluomini in energumeni efferati?.
A giudicare da certi commenti sui social, vien da pensare che, per alcuni uomini istruiti e civilizzati, la donna costituisca un pericolo. Questi giovani uomini, emotivi e fragili nonostante la palestra, sembrano incapaci di gestire una relazione con una donna. Con la loro ossessiva possessività, con le loro pulsioni sessuali, con la loro ansia di sopraffazione, perdono il controllo e finiscono per picchiare, violare o offendere la donna, sia essa la compagna o la dipendente.
Di fronte a tutto ciò, sono incomprensibili certe prese di posizione di donne. Si rimane sbigottiti nel sentire l’unico Segretario di Stato donna che di fronte a fatti del genere invita al silenzio e al rispetto istituzionale verso l’alta carica. Come se l’essere capo di stato, avvocato o parlamentare rendesse il gesto meno turpe e meno grave, una specie di bagatella. Proprio non ci voleva che una donna invocasse l’onore a tutela dell’uomo manesco. In tal modo non si tutela il prestigio delle istituzioni ma si sminuisce la colpa di chi commette fatti gravi abusando del ruolo istituzionale.
La violenza fisica o piscologica non è una malattia involontaria, non è un vizio innocuo, non è un automatismo irrefrenabile, non è un tic. È la lesione dell’altrui libertà, volontà e incolumità. Se vogliamo che le cose cambino, non ci si può appellare al silenzio o al prestigio delle cariche pubbliche. Le istituzioni anziché chiudersi a riccio devono dar fiducia alla donna che denuncia e devono intervenire sempre e subito chiunque sia l’autore del gesto, foss’anche il capo di stato.
Le parole del Segretario Tonnini rattristano anche per un altro motivo. Aveva promesso che, scaduto il mandato reggenziale di Giacomo Simoncini, avrebbe intrapreso le vie istituzionali necessarie per giungere ad un accertamento rapido sui fatti avvenuti a Palazzo Pubblico.
Quelle parole, a quanto pare, non hanno avuto seguito. Ci si sarebbe aspettati l’immediata attivazione del sindacato della Reggenza, ma ciò non è ancora avvenuto.
Per questo non possiamo che salutare come un gesto di civiltà e solidarietà l’iniziativa assunta dall’Unione Donne Sammarinesi. Le donne non sono tutte uguali, come gli uomini, per fortuna.
TE