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Sei stata molestata? Taci

Secondo la Tonnini chi molesta è intoccabile. Il tribunale esegue. Convocati vittima e dirigente del Palazzo pubblico per sapere a chi lo hanno detto.

Le parole del Segretario Tonnini, che ha definito un “vile attacco” alla Reggenza l’articolo giornalistico in cui si denunciavano gravi molestie compiute da uno dei capitani reggenti, ci obbligano ad una riflessione. È di questi giorni la notizia (non smentita) che la vittima della molestia ed il Dirigente della Segreteria istituzionale sono state convocati in tribunale in merito alla fuga di notizie o all’oltraggio alla Reggenza. Sembra così delinearsi l’intenzione del governo, attuata con zelo dal tribunale, di rovesciare totalmente la prospettiva.

Il male non sta nella (ipotetica) violenza compiuta dalla più alta carica dello Stato nei confronti di una donna, ma nella reazione della donna che, anziché subire l’aggressione e tacere, ha osato scappare piangendo. Con quella fuga, la malcapitata ha sollevato il velo di omertosa indulgenza che, secondo i desiderata del Segretario Tonnini, per amor patrio, dovrebbe coprire l’operato della Reggenza.

Non ci sarebbe bisogno di spiegare che il diritto di cronaca, per essere libero, deve essere tutelato anche quando i fatti raccontati riguardano il potere. È preoccupante che quell’articolo abbia fatto scomodare i segretari di stato, con la Tonnini che ha ventilato una sorta di cospirazione eversiva. Così si tende a creare un effetto intimidatorio nei confronti di qualsiasi voce critica sull’operato di un’alta carica istituzionale, anche quando tale operato ripugna al comune sentire ed è contrario al senso di rispetto che, chi ricopre quella carica, deve avere verso tutti i cittadini e tutte le cittadine.

La pressione che il Segretario Tonnini ha voluto esercitare non appare nemmeno un fatto isolato. L’eccesso di zelo di qualche magistrato ne è diventata una costante riprova, che conferma la tendenza sempre più marcata alla delegittimazione, per non dire alla criminalizzazione, di voci e opinioni critiche, dissonanti con la verità propinata dalle istituzioni sammarinesi (in primis, quella governativa e quella consiliare, ma con un ampio seguito all’interno del tribunale e, spiace dirlo, del collegio garante).

Il risultato inquietante è un gioco delle tre carte in cui vengono scambiati i ruoli di vittima e carnefice. Così la vittima viene presentata all’opinione pubblica come incarnazione del male, perché, con le sue pretese verità, mette in pericolo l’aurea di santità che deve avvolgere chi siede sullo scranno della Reggenza.

Insomma si sta cercando di trasformare l’immunità temporanea dei Capitani Reggenti in una sorta di irresponsabilità morale e di intoccabilità da parte di chiunque, comprese le vittime di reati, i giornalisti (che dovrebbero limitarsi a celebrare il potere) e l’opinione pubblica. Ovviamente verso l’opposizione politica sono già stati puntati i cannoni, pronti a sparare appena oserà dire qualunque cosa.

Questa pretesa intoccabilità morale del Capitano Reggente è fuori del tempo. Ormai anche le teste coronate sottostanno alla legge. Qualcuno può pensare che se un capo di un qualunque stato commette un reato e, magari uccide qualcuno, nessuno possa indignarsi e parlarne? Le cose sono cambiate ovunque. Finalmente le vittime sono riuscite a farsi sentire anche nelle istituzioni più chiuse. Grazie al nuovo corso inaugurato da Papa Francesco gli autori di gravi abusi non sono più protetti neppure quando ricoprono alte cariche religiose. Nessuno può pensare che denunciare fatti di pedofilia sia un attacco alla religione. L’offesa a Dio e all’umanità la commette chi compie l’abuso, non chi lo denuncia. San Marino è ancora al palo, proprio come succede nei paesi in cui non c’è democrazia e non c’è libertà.

Il rispetto verso la Reggenza si dimostra in altro modo. Anzitutto tenendo le mani a posto e, in secondo luogo, accertando, senza doppi fini, come si sono svolti i fatti, sia a livello politico che a livello giudiziario. La fiducia verso le istituzioni si ristabilisce con la verità e con la trasparenza.

LG

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