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Lonfernini e Roberti. Boccaccia mia statti zitta 

La conferenza stampa era stata annunciata urbis et orbis e l’8 marzo 2022 Giovanni Lonfernini si è presentato in giacca e cravatta. Era visibilmente sorridente ed emozionato. Lo abbiamo sentito dire frasi come: “piena assoluzione nel merito”; “basta con la vulgata che vorrebbe tutti prescritti”; “assoluzione con formula piena senza se e senza ma”. Il tono era bellicoso e le parole sono state sparate a raffica come pallottole.

Quando si fanno soliloqui è facile avere ragione e Giovanni Lonfernini sembrava essersi preso finalmente la sua rivincita. La sensazione tuttavia è durata poco. Poco dopo la conferenza stampa, su Facebook è comparso un post di Giuseppe Roberti. Non uno qualunque, ma proprio Roberti, lo stesso del “Conto Mazzini”, uno che conosce molto bene Giovanni Lonfernini, uno che ha maneggiato milioni di euro e che ha riempito le tasche di molti politici dell’epoca.

A Roberti le parole di Lonferinini non sono andate giù e non gliel’ha certo mandato a dire. Così sul suo profilo facebook, l’8 marzo 2022 ha commentato:

 

Quanti bravi ragazzi e quanti bravi politici innocenti….. boccaccia mia statti zitta. Firmato …Rasputin .  

 

Pare che Roberti non sia affatto convinto dell’innocenza di Lonferini. Detta in altri termini, secondo Roberti siamo di fronte a un errore giudiziario, ma Giovanni Lonfernini non è la vittima. Ad avere la peggio è stata la giustizia e la verità

In effetti, rileggendo la sentenza del giudice d’appello, viene da dire che Roberti abbia ragione e che i toni trionfalistici di Giovanni Roberti siano davvero inopportuni.

“L’informazione” del 9 marzo ha pubblicato uno stralcio della sentenza d’appello. Il Giudice Caprioli, a proposito di Lonfernini, ha ricostruito la posizione dell’ex segretario di Stato in termini molto chiari:

 

In sintesi, può dirsi certamente provato che Giovanni Lonfernini abbia oggettivamente contribuito a occultare denaro di provenienza illecita: ma su tale comune presupposto, gli atti di causa si prestano a una duplice lettura. La prima è quella che vede l’imputato nei panni dell’occasionale destinatario di un’elargizione in sé e per sé lecita. La seconda, altrettanto plausibile, è che Lonfernini fosse invece perfettamente consapevole dell’origine criminosa del denaro, ma in quanto autore o coautore dei reati generatori della provvista. Nel primo caso, non potrebbe dirsi ragionevolmente certo che l’appellante fosse consapevole dell’origine criminosa del denaro, pur ricevuto e detenuto in forma occulta: nel secondo, Lonfernini si sarebbe reso responsabile di una condotta di riciclaggio non punibile all’epoca dei fatti. Poiché nessuna delle due ipotesi ricostruttive – entrambe liberatorie per l’imputato – supera la soglia dell’assenza di ragionevoli dubbi, va privilegiata, in quanto complessivamente più favorevole all’appellante, la prima ipotesi: l’imputato va dunque assolto perché non consta a sufficienza la sua colpabilità, permanendo ragionevoli dubbi sulla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato”.    

 

Altro che “assoluzione senza se e senza ma”. Il Giudice Caprioli mette tutti i puntini sulle i. Dice che sicuramente i soldi maneggiati da Lonfernini erano illeciti, tanto che ha confermato la confisca; che sicuramente Lonfernini li ha nascosti ma che – e qui si aprono due alternative una peggio dell’altra ‒ o non si è reso conto del perché qualcuno glieli ha messi sul conto (nella banca di Roberti) oppure Lonfermini non è punibile perché aveva compiuto lui stesso le condotte corruttive da cui provenivano quei soldi (e, come sappiano, secondo il Collegio Garante questa condotta non costituisce reato, guai mai).

A questo punto tutte quelle parole sbandierate sulla innocenza accertata in modo incontrovertibile suonano come vere e proprie fanfaronate. Giovanni Lonfernini ne esce malconcio e la sua vita nuova vita politica inizia sotto una cattiva stella. Tanto valeva starsene in silenzio, aspettando il momento giusto. Il tempo attenua i ricordi. L’unico che ci ha guadagnato è stato l’avvocato di Lonfernini che ha avuto un mega spot pubblicitario.

A noi, resta l’amaro in bocca. Per un attimo avevamo sperato che qualcuno davvero fosse innocente “senza se e senza ma”. Ma la felicità non è durata piu del tempo che è servito al Prof. Roberti per accendere il computer. Per fortuna che gli avvocati sono contenti, almeno loro.

Vien proprio da dire “boccaccia mia statti zitta”.

LP

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