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Roberto Battaglino e Roberto Ciavatta in tandem contro la democrazia

Noi stiamo con la Serenissima, dalla parte della libertà!  

Qualcuno ha passato il limite. Immagiamo che tutti i nostri lettori conoscano la Serenissima, il quotidiano sammarinese che negli ultimi mesi ha fatto scoop clamorosi, dal governo confezionato da un magistrato del Tribunale, al festino del 1° aprile 2021, passando per le feste a bordo piscina fra magistrati e politici, senza dimenticare le nomine dei troppi consulenti di cui amano circondarsi alcuni congressisti. 

Un giornale giovane, dicevamo, che non ha avuto paura di pubblicare notizie che hanno messo in evidenza le contraddizioni, gli errori (o peggio) di chi ci governa. Questa è la premessa necessaria per comprendere ciò che è accaduto in queste settimane e di cui abbiamo letto sui giornali di questi giorni. 

Non è un mistero per nessuno che la Serenissima non sia un giornale filo governativo, ma in un paese democratico anche le minoranze hanno diritto di esprimere le loro opinioni e di criticare chi esercita il potere. Questa è l’essenza della democrazia. 

Sembra invece che a qualche esponente politico questa cosa non vada giù. 

Il Segretario Ciavatta, infatti, ha pensato di chiedere al tribunale di fare qualcosa contro la Serenissima. Di fronte a cotanta denuncia (forse era un esposto, anzi una segnalazione, anzi una messa a conoscenza, comunque la metti, la sostanza non cambia) l’inquirente di turno si è mosso con molto zelo e con poca grazia. 

Il Commissario Roberto Battaglino ha ordinato convocazioni a raffica e ha messo sotto torchio tutti quelli che avevano scritto sulla Serenissima. Era prevedibile che una cosa del genere suscitasse sdegno, e così è successo. Le convocazioni in caserma, la presenza di poliziotti nella sede di un giornale non sono il modo più adatto per rispettare la democrazia e il pluralismo. 

Tutti hanno capito che la questione era più grossa di come appariva. Non era soltanto che la Serenissima doveva smettere di scrivere male del governo, l’intimidazione andava al cuore della libertà di pensiero e di espressione. Quell’iniziativa del congressista è stata una sorta di avvertimento. Per ora ti mando la polizia, poi passiamo ai manganelli (lo si può dire perché non è reato, lo ha detto Battaglino giudicando le azioni di Ciavatta)

Quello che nessuno si aspettava è la reazione della Serenissima. Eroicamente ha reagito con l’unica arma che aveva in mano: un’edizione del giornale stampata a lutto, con il solo racconto delle cose che stavano succedendo. Così abbiamo scoperto che quelli che avevano scritto su quel giornale sono stati intimiditi, ma il direttore ci ha anche assicurato che non si sarebbero piegati. Con tanti pappamolla in giro, ci voleva l’inossidabile Gian Maria Fuiano per riuscire a tener testa alle prepotenze del più forte. Che dignità! Che forza!  

Il clamore è stato tale che anche in Consiglio Grande e Generale hanno risuonato parole come “democrazia”, “libertà”, “pluralismo”. 

Senonché i consiglieri di maggioranza, persone che dovrebbe essere riflessive e pacate, si sono lasciati andare a considerazioni dissennate. Hanno attaccato brutalmente la Serenissima per aver ospitato alcuni articoli di esponenti politici che non firmavano i loro pezzi. In altre parole hanno accusato il giornale di aver dato voce all’opposizione e, in particolare, a Libera. Chi è all’opposizione, secondo costoro, non ha il diritto di blaterare, di criticare, di mettere in dubbio le scelte e le azioni del governo. Il classico caso in cui la pezza è peggio del buco. La giustificazione usata dai consiglieri di maggioranza ha dimostrato qual era il vero scopo della denuncia: mettere a tacere l’avversario. In Italia qualcuno si è mai sognato di denunciare il Fatto, il Giornale, Libero o Repubblica perché vicini a questa o quella forza politica? 

Se questo non bastasse, qualche buontempone in qualche sede di partito, ha indossato le vesti della maestrina, si è armato di matita rossa e blu e ha accusato la Serenissima di aver pubblicato articoli che contenevano errori. Siamo alla follia, se dovessimo chiudere il becco a chiunque si esprima in modo non corretto, su un giornale, su un blog o nel Consiglio Grande e Generale, saremmo condannati al mutismo. A Palazzo Pubblico regnerebbe il silenzio più assoluto.  

Noi, invece, pensiamo che chiunque, anche chi non la pensa come noi, persino chi commette errori di battitura, ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ancorché sballate. Altrimenti ogni dibattito non avrebbe più luogo. Ecco perché noi della San Marino Stampa siamo dalla parte della Serenissima, a cui riconosciamo il merito di aver contribuito alla salvaguardia del pluralismo e della democrazia, criticando i potenti di turno e tenendo desta l’attenzione del pubblico. 

LG 

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