Il metodo BU 2°

Vi abbiamo descritto il nostro personaggio fantastico, oggi vi descriveremo il suo modus operandi, un metodo affinato nel tempo e molto redditizio. In questo modo avrete la chiave di lettura per apprezzare i nostri racconti.
Ben inteso: si tratta di un personaggio di pura fantasia, ogni riferimento a persone o eventi va inteso come puramente casuale.
Dobbiamo prima intenderci su un punto: che cosa spinge l’ineffabile Bu a comportarsi in questo modo? Occorre un po’ di psicologia. Potremmo limitarci a dire che le sue azioni sono motivate dall’avidità. In realtà non è così semplice. La sua è una specie di fobia. Viene colpito dall’angoscia ogni qual volta pensa al suo futuro. Il timore di restare in povertà lo paralizza. Impazzisce all’idea che, in caso di bisogno, nessuno lo sosterrebbe. Questa fobia lo induce a ricercare relazioni, incarichi e clienti pur di assicurarsi un futuro agiato. Pazienza se la sua agiatezza provoca la rovina di qualcun altro.
Il Mozzorecchi Bu ha un metodo caratteristico di comportarsi. Questo metodo è stato affinato grazie ad anni di pratica costante. Bu ha saputo sfruttare le sue qualità: essere un clown, essere un cuoco e saper piangere a comando.
Appena fiuta il profumo del potere, si mette in azione. Se ritiene che una persona potrebbe essergli utile, l’avvicina con fare amichevole e gentile. Prima un pranzo in un ristorante, poi qualche appuntamento nei suoi uffici ed infine un invito a casa sua, dove sfoggerà le sue doti culinarie. Non mancheranno fantastiche tagliatelle preparate dal nostro Bu. A quel punto la preda è già cotta e ben presto sarà anche servita.
Bu inizierà con i suoi monologhi, con tanto di nomi, luoghi e date. Comunque il suo soliloquio sarà contro qualcuno, una sua conoscenza, di solito una persona potente, che magari il suo commensale conosce a malapena. Di fronte al profluvio di tanta maldicenza, il povero ospite rimarrà stordito e incredulo. Guai se il poveretto tentasse di dire qualcosa o di cambiare argomento. Ogni tentativo di interrompere il monologo sarebbe inutile. Parla solo Bu.
Finito lo sproloquio, salutato il nuovo amico, Mozzorecchi Bu, in men che non si dica, contatterà la vittima delle sue maldicenze, ossia quel poveretto (anzi un potente) contro cui ha sparlato per ore. Bu riferirà con dovizia di particolari tutte le cose deliranti che lui stesso ha detto, ma ometterà di indicare di esser stato lui a pronunciare quelle cattiverie. Con molta scaltrezza farà intendere che è stato il suo ospite.
A questo punto il gioco è fatto. Il nostro Bu si sarà assicurato il ruolo di confidente con il nuovo amico e al tempo stesso avrà rafforzato il legame con chi lui stesso aveva tradito.
Così facendo il povero ospite avrà un nemico senza neppure saperlo e il mozzorecchi BU sarà il confidente del suo peggior nemico.
Strano, vero? Abilità, scaltrezza e cinismo sono il sale della vita di Bu.